L’Italia in pensione
In uno Stato con le culle vuote e sempre più vecchio è ragionevole fare le dovute considerazioni su ciò che ci aspetta al termine della nostra età lavorativa. Pensare alla pensione può sembrare affrettato per molti lavoratori, ma, come vedremo, non lo è affatto.
Il ricorso intensivo alle forme di sostegno al reddito ha gonfiato i numeri della spesa previdenziale, rendendola sempre meno disponibile. Ad oggi essa ammonta a circa 300 miliardi di €, che corrispondono al 16,6 per cento del Pil italiano. Considerato l’andamento costantemente negativo dei saldi demografici annuali e il parallelo invecchiamento della popolazione, si profila un quadro tutt’altro che roseo in termini di sostenibilità degli assegni pensionistici. Così se nell’epoca retributiva si poteva contare su un assegno pensionistico pari a circa l’80 % del salario, oggi il valore delle pensioni calcolato secondo il sistema contributivo si attesta attorno al 60 %, mentre le previsioni per chi si appresta ad entrare oggi nel mondo del lavoro non vanno oltre ad un cauto 50 %.
La situazione poc’anzi descritta prende il nome di gap previdenziale e in Italia è già realtà
I Piani Individuali Pensionistici
Una possibile soluzione utile a colmare il gap previdenziale è offerta dai Pip (Piani individuali pensionistici). Si tratta di piani di pensione integrativa che possono essere finanziati in vario modo e che danno la possibilità di integrare l’assegno INPS. Grazie ad un accantonamento regolare, con cadenza mensile, trimestrale, semestrale o annuale a seconda delle caratteristiche del piano, si alimenta un fondo dedicato presso un ente bancario / assicurativo che permette tassi di interesse vantaggiosi rispetto ai tassi di rivalutazione garantiti dall’INPS che sono agganciati all’andamento del PIL nazionale.
Investire in un piano pensionistico ha tre principali vantaggi. Vediamo quali.
Una rendita aggiuntiva
Il primo vantaggio è ovviamente quello di avere un reddito aggiuntivo rispetto alla pensione erogata dall’INPS, che come abbiamo visto non gode di ottime prospettive. L’entità della rendita varia a seconda del tipo di piano scelto, nella misura in cui esistono piani fiscalmente aggressivi ed altri meno rischiosi. In linea generale, com’è logico che sia, prima si comincia a versare maggiori saranno i benefici.
Versamenti frazionati
Poter alimentare il piano pensionistico su base mensile o semestrale, o comunque in tranche, permette di ridurre il rischio dell’investimento mediando i prezzi di acquisto e disinibendo le oscillazioni del mercato azionario. Inoltre così facendo si ha possibilità di partecipare al rialzo di lungo termine proprio dei mercati azionari. Il piano di investimento infine, può essere sospeso e ripreso e funziona secondo i medesimi principi dell’accantonamento TFR, quindi è possibile godere di anticipazioni prima del pensionamento, per esempio per l’acquisto della prima casa.
Deduzioni fiscali
Un ultimo ma non secondario vantaggio è costituito dalle deduzioni fiscali. E’ possibile infatti abbattere l’imponibile IRPEF di quanto versato in previdenza complementare fino a 5.164,64 € annui. E’ inoltre possibile raggiungere quota 5.164,64 € deducendo anche le spese di previdenza complementare sostenute dal coniuge o da un soggetto comunque fiscalmente a carico.
Piano pensionistico, le conclusioni
In conclusione, accedere ad un piano individuale pensionistico è generalmente vantaggioso a patto che si prenda in considerazione la previdenza complementare il primo possibile. Oltre a questo bisogna contare che questo tipo di gestione separata della previdenza funziona allo stesso modo della gestione pubblica INPS, ma con importanti agevolazioni a livello di tassazione.
Riferimenti legislativi
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