Il cuneo fiscale rappresenta la differenza tra il costo del lavoro sostenuto dal datore di lavoro e il reddito netto percepito dal lavoratore. Questa differenza è costituita da:
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- Contributi previdenziali e assistenziali a carico del lavoratore e del datore di lavoro.
- Imposte sul reddito, come l’IRPEF e le addizionali regionali e comunali.
L’obiettivo della riduzione del cuneo fiscale è quello di aumentare il reddito netto dei lavoratori senza incrementare il costo per le aziende.
Cosa è Cambiato nel 2025?
Il governo ha modificato il meccanismo di riduzione del cuneo fiscale, passando dalla decontribuzione (riduzione dei contributi previdenziali) alla fiscalizzazione (riduzione dell’imposta).
Le principali novità riguardano:
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- Eliminazione del taglio contributivo: nel 2024, la decontribuzione permetteva una riduzione dell’aliquota contributiva fino al 7%, aumentando il netto in busta paga. Nel 2025, questa misura non è più attiva.
- Nuovo sistema di agevolazioni fiscali: il beneficio viene ora calcolato sull’IRPEF e non più sui contributi previdenziali, ma ciò penalizza chi ha redditi più bassi.
- Variazioni nella busta paga: alcuni lavoratori guadagneranno di più, altri vedranno ridursi il loro reddito netto, con una penalizzazione significativa per i lavoratori a basso reddito.
Chi è Penalizzato?
Secondo un’analisi della CGIL e del Consorzio Nazionale Caaf-CGIL, le modifiche penalizzano principalmente i lavoratori con redditi bassi, in particolare:
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- Chi ha un reddito tra 8.500 e 9.000 euro annui: perde il trattamento integrativo di 1.200 euro perché risulta incapiente, ossia l’imposta dovuta è inferiore alle detrazioni spettanti.
- Lavoratori con imponibile previdenziale inferiore a 9.000 euro: potrebbero perdere fino a due mensilità nette.
- Redditi tra 9.100 e 9.300 euro: ottengono un piccolo incremento tra 79 e 124 euro l’anno.
- Redditi tra 9.400 e 15.400 euro: subiscono perdite tra 15 e 25 euro.
- Redditi tra 16.600 e 22.000 euro: la variazione è minima, tra -4 e +5 euro annui.
- Redditi superiori a 35.000 euro: beneficiano della misura con aumenti che possono superare i 900 euro annui.
Conclusione: le fasce di reddito più basse risultano penalizzate, mentre i lavoratori con redditi medio-alti ottengono benefici, seppur contenuti.
Come si Calcola il Nuovo Cuneo Fiscale?
Il calcolo del beneficio fiscale è cambiato perché ora si basa sul reddito complessivo, che include non solo il reddito da lavoro dipendente, ma anche altre entrate, come:
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- Redditi da pensione
- Affitti da immobili
- Redditi da lavoro autonomo
- Terreni e fabbricati
Questo significa che la misura dell’agevolazione dipende da tutte le fonti di reddito del contribuente, non solo dallo stipendio. Il rischio è che molti lavoratori, al momento della dichiarazione dei redditi, si trovino a dover restituire parte del beneficio ottenuto a causa di un ricalcolo dell’IRPEF dovuta.
Quali Sono le Conseguenze?
Le modifiche hanno generato diverse criticità:
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- Conguagli negativi: con il nuovo metodo di calcolo, molti lavoratori rischiano di dover restituire parte del beneficio nella dichiarazione dei redditi.
- Perdita del trattamento integrativo per i più poveri: chi ha redditi bassi e risulta incapiente non può beneficiare della nuova misura.
- Aumenti solo per i redditi medio-alti: i vantaggi maggiori si concentrano su chi ha un reddito superiore ai 35.000 euro, mentre chi guadagna meno di 9.000 euro annui subisce perdite consistenti.
Le Reazioni e le Richieste dei Sindacati
La CGIL ha denunciato che il nuovo sistema penalizza chi ha già difficoltà economiche e ha chiesto un intervento correttivo immediato.
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- Il segretario confederale Christian Ferrari ha evidenziato come il governo abbia negato il problema, salvo poi riconoscerlo senza però proporre soluzioni concrete.
- La situazione potrebbe generare forti disagi economici, con lavoratori che già faticano ad arrivare a fine mese e che ora subiscono una decurtazione del reddito.
- I sindacati chiedono una correzione normativa urgente per evitare queste penalizzazioni.
Conclusione
Il nuovo meccanismo di riduzione del cuneo fiscale, invece di favorire i redditi più bassi, li penalizza. La perdita del trattamento integrativo e l’applicazione dell’agevolazione su base fiscale invece che contributiva comportano una redistribuzione squilibrata dei benefici. Chi guadagna meno di 9.000 euro annui rischia di perdere fino a due mensilità, mentre chi ha redditi superiori ai 35.000 euro ne trae vantaggi. I sindacati denunciano l’iniquità della misura e chiedono correttivi immediati per tutelare i lavoratori più vulnerabili.
FAQ
Cos’è il cuneo fiscale?
Il cuneo fiscale è la differenza tra il costo del lavoro sostenuto dal datore di lavoro e il reddito netto percepito dal lavoratore. Comprende contributi previdenziali e imposte sul reddito.
Cosa cambia nel 2025 con la nuova riforma del cuneo fiscale?
Nel 2025 il taglio del cuneo passa dalla decontribuzione alla fiscalizzazione, eliminando la riduzione dei contributi previdenziali e applicando il beneficio solo sull’IRPEF. Questo penalizza i redditi più bassi.
Chi rischia di perdere soldi con il nuovo sistema?
I lavoratori con redditi inferiori a 9.000 euro annui rischiano di perdere fino a due mensilità nette a causa della cancellazione del trattamento integrativo di 1.200 euro.
Come viene calcolato ora il beneficio fiscale?
Il calcolo si basa sul reddito complessivo del lavoratore, includendo non solo il reddito da lavoro dipendente, ma anche altre entrate (affitti, pensioni, lavoro autonomo). Questo aumenta il rischio di conguagli negativi.
Quali sono le principali critiche a questa riforma?
I sindacati denunciano che la misura penalizza i redditi più bassi e favorisce quelli più alti. Inoltre, il nuovo sistema di calcolo potrebbe portare molti lavoratori a dover restituire parte dei benefici ricevuti.